Lo stress lavorativo è il risultato della somma prodotta dalle caratteristiche individuali del lavoratore e dagli stimoli provenienti dall’ambiente professionale.
Le condizioni emotive, la motivazione e il senso di appartenenza all’azienda sono tutte caratteristiche che vanno ad influenzare non solo i risultati del lavoro
di una persona, ma anche le modalità con le quali il soggetto svolgerà quello stesso lavoro.
In contesti allargati, quali possono essere per esempio le aziende, gli enti pubblici o le istituzioni in generale, dove si è a contatto con altre persone, con
obiettivi sempre più complessi e tempi a disposizione sempre più limitati, può capitare che si crei un certo tipo di malessere che impedisce al soggetto di
svolgere il proprio lavoro come dovrebbe. Lo stress lavorativo può essere causato dall’eccessivo carico lavorativo, da relazioni disfunzionali tra colleghi o
ancora, da aspettative non soddisfatte che possono avere conseguenze come: insoddisfazione nel lavoro, disturbi del sonno, abuso di sostanze,
assenteismo, depressione, senso di frustrazione e basso livello di autostima.
Il disagio lavorativo può esprimersi in vari modi, i più diffusi sono:
- Mobbing: è un comportamento intenzionale e immotivato volto a danneggiare il lavoratore fino a spingerlo a richiedere volontariamente il licenziamento.
Il mobbing può essere sia verticale (messo in atto da un superiore nei confronti di un suo dipendente) sia orizzontale (attuato tra colleghi).
- Demansionamento: Avviene quando al dipendente viene richiesto di svolgere delle mansioni inferiori rispetto alle quali è stato assunto.
Il dipendente in questi casi potrebbe sentire la professionalità degradarsi, percepire un danno all’immagine e sentirsi frustrato.
- Burn out: colpisce in particolare coloro che svolgono quelle che vengono definite “helping professions” ossia quelle professioni che lavorano nel
settore sociale. Si basa su una perdita graduale di motivazione caratterizzato da sofferenza e frustrazione.
- Workaholism: Si verifica quando una persona dedica un tempo eccessivo al lavoro, anche quando non gli viene richiesto o senza particolari esigenza
economiche. Il soggetto si mostra stressato, presenta sbalzi di umore e sintomi da astinenza dal lavoro come ansia e panico.
COSA PUO’ FARE LO PSICOLOGO?
Innanzitutto può supportare il paziente in questo momento difficile connesso alla sua condizione lavorativa, cercando di aiutare la persona in primis a gestire
lo stress derivante da questa situazione e in un secondo momento a trovare le risorse personali più adeguate volte a sviluppare strategie funzionali per
fronteggiare le situazioni problematiche.
Lo psicologo mette a disposizione uno spazio protetto all’interno del quale l’individuo può parlare in tutta libertà, esprimere i proprio disagi ed elaborare i propri pensieri e vissuti. Lo scopo del supporto psicologico, dunque, è quello di sostenere in modo empatico la persona, aiutandola ad affrontare i momenti di difficoltà e definendo possibili obiettivi volti a superare la crisi. Fondamentale è la valorizzazione delle risorse personali che acconsentono di sviluppare un maggiore consapevolezza del proprio modo di affrontare problematiche di natura professionale.